Un anno di governo Meloni: sui diritti umani chiediamo passi avanti

31 Gennaio 2024

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Il 4 agosto 2022, in vista delle elezioni politiche, Amnesty International Italia pubblicava il suo “Manifesto in dieci punti” per chiedere ai leader e ai candidati dei partiti che avrebbero formato il nuovo governo e parlamento, di impegnarsi a sostenere e promuovere i diritti umani, sia in ambito nazionale che estero, e di non fare passi indietro su tortura, aborto, unioni civili e tutte quelle leggi a garanzia e promozione del rispetto dei diritti umani. A un anno dall’ingresso di quei candidati nelle istituzioni italiane, ci siamo posti l’obiettivo di fare un bilancio delle principali politiche portate avanti in questo primo anno di governo, al fine di stabilire se sui temi che avevamo attenzionato nel nostro Manifesto fossero stati fatti passi avanti o passi indietro.

La XIX legislatura è sicuramente iniziata in una situazione di forte instabilità e incertezza a livello nazionale, europeo ed internazionale e proprio questo contesto multi-crisi esigeva risposte non più rinviabili rispetto ai diritti economici e sociali, ai diritti delle donne e della comunità Lgbtqia+, alla giustizia climatica, alla tutela del diritto alla protesta e alla sfida migratoria. Era ed è tuttora indispensabile fare scelte strategiche, lungimiranti e coraggiose, imperniate sul rispetto e la tutela dei diritti umani, che possano finalmente rispondere a una necessità di cambiamento evidente: dare segnali forti contro le violenze subite dalle donne in Iran e a tutela delle comunità discriminate quali quelle delle famiglie omogenitoriali; avviare politiche più incisive per contrastare il cambiamento climatico; adottare politiche migratorie improntate all’accoglienza e al rispetto del diritto di asilo. A un anno di distanza, abbiamo invece dovuto constatare una sostanziale inerzia nel contrasto al linguaggio d’odio, agli stereotipi e ai pregiudizi di genere; un’impronta securitaria rispetto a sfide epocali, quale quella climatica, con politiche incentrate a perseguire gli attivisti climatici piuttosto che rispettare gli obblighi assunti per la riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili; l’adozione di misure di dubbia efficacia, se non controproducenti, quali gli innumerevoli decreti in materia d’immigrazione di cui non vi era né la necessità né l’urgenza e che non fanno che acuire i fenomeni di traffico di essere umani che il governo si prefigge di combattere “su tutto il globo terraqueo”.

È una classe politica che non sembra consapevole, per ignoranza o convenienza politica, che un maggiore rispetto e tutela dei diritti significa un avanzamento per tutta la società e non la tutela dell’interesse di una parte sola. Continueremo a lavorare perché possa essere dato adeguato spazio ai temi evidenziati, affinché possano essere favoriti interventi volti a combattere tutte le forme di discriminazione, a garantire le libertà fondamentali di tutti e tutte e ad agire concretamente sui problemi strutturali del paese.

 

Questo articolo è stato pubblicato sulla nostra rivista I Amnesty. 

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