Yemen: 40 persone condannate a morte per atteggiamenti omosessuali

9 Febbraio 2024

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Più di 40 persone nello Yemen sono state condannate a morte, frustate o incarcerate da due tribunali huthi per reati legati ad atteggiamenti omosessuali.

Amnesty International chiede alle autorità de facto huthi di fermare urgentemente le esecuzioni previste e porre fine alla persecuzione delle persone in base al loro reale o presunto orientamento sessuale o identità di genere.

Il 23 gennaio il tribunale di Dhamar, nel nord dello Yemen, ha condannato a morte nove persone, di cui sette dovrebbero essere lapidate e due crocifisse. Altre 23 persone sono state condannate a pene detentive tra i sei mesi e i 10 anni per reati tra i quali “omosessualità”, “diffusione dell’immoralità” e “atti immorali”. Il primo febbraio, il tribunale di primo grado di Ibb, situato nel sud dello Yemen, ha emesso condanne a morte per 13 studenti e inflitto frustate ad altri tre, accusati di “promuovere l’omosessualità”.

“Le notizie secondo cui le autorità huthi hanno condannato a morte nove persone per reati legati ad atteggiamenti omosessuali, in spettacoli pubblici agghiaccianti mirati a diffondere il terrore nella popolazione, sono profondamente angoscianti. La pena di morte è la punizione più crudele, inumana e degradante che ci sia; è riprovevole, indipendentemente dal metodo che viene utilizzato, e deve essere condannata in ogni circostanza”, ha dichiarato Grazia Careccia, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del nord.

“Le autorità huthi devono annullare immediatamente le sentenze emesse e lasciar cadere tutte le accuse legate all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alla libertà di espressione”, ha proseguito Careccia.

Il Crisis Evidence Lab di Amnesty International ha analizzato tre video, apparsi per la prima volta sui social media il 24 e 25 gennaio 2024, che mostrano almeno due individui frustati in pubblico da una persona in divisa di sicurezza. Si ritiene che i video siano stati girati di fronte alle loro case e in presenza di funzionari huthi.

“Frustare le persone in pubblico è una punizione crudele e inumana che viola il divieto assoluto di tortura e altri maltrattamenti previsto dal diritto internazionale e non dovrebbe essere attuata in nessuna circostanza. È sconcertante e inaccettabile che il sistema giudiziario controllato dagli huthi continui a violare gravemente i diritti umani interferendo nella vita privata delle persone, perseguendo le persone in base al loro orientamento sessuale e identità di genere”, ha aggiunto Grazia Careccia.

“Le autorità huthi devono liberare immediatamente e incondizionatamente tutte le persone detenute esclusivamente in base al loro orientamento sessuale o identità di genere. Tutte le forme di violenza, molestie e discriminazione basate sull’orientamento sessuale, l’identità di genere o l’espressione devono finire”, ha concluso Careccia.

Amnesty International chiede anche al governo dello Yemen di adempiere ai suoi obblighi ai sensi del Patto internazionale sui diritti civili e politici, compresa la revoca delle leggi che criminalizzano l’intimità tra persone dello stesso sesso e l’eliminazione di ogni forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale, l’identità di genere e la libertà d’espressione.

Ulteriori informazioni

Tutte le parti coinvolte nel conflitto in Yemen continuano a perseguitare e prendere di mira le persone Lgbti con arresti arbitrari, tortura, violenza sessuale, minacce e molestie.

Amnesty International ha documentato come le forze di sicurezza del Consiglio transitorio del Sud, le autorità de huthi e il governo internazionalmente riconosciuto dello Yemen abbiano preso di mira 17 persone con orientamento sessuale, identità di genere o espressione e o caratteristiche sessuali “non conformi”, con arresti arbitrari, tortura, compresa la violenza sessuale, minacce e molestie tra il 2020 e il 2022.